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RECENSIONI

Emotional design
Perché amiamo (o odiamo) gli oggetti di tutti i giorni
Donald Norman
Apogeo, 2004


Sito internet: http://www.jnd.org
Acquisto online: http://www.bol.com

"Nella creazione di un oggetto, il designer deve prendere in considerazione materiali, metodi di realizzazione, costi, praticità, facilità d'uso e di comprensione… Ma molti non riconoscono che esiste anche una forte componente emotiva nel modo in cui i prodotti vengono progettati e utilizzati. In questo libro, sostengo che il lato emotivo del design può rivelarsi più critico, nel determinare il successo di un prodotto, degli elementi pratici."

Viscerale, comportamentale, riflessivo: questi tre diversi aspetti del design da cui l'autore prende il via per la dimostrazione della sua tesi, non certo originale ma forse inedita e inaspettata da parte di Norman. Di che cosa si tratta? Il livello viscerale è responsabile delle prime impressioni, quelle "a pelle"; nel design corrisponde all'apparenza. Il livello comportamentale riguarda l'utilizzo, l'esperienza del prodotto, in tutti i suoi possibili aspetti; nel design corrisponde al piacere ed efficacia d'uso. Il livello riflessivo, in ultimo, permette la formazione di un pensiero cosciente, di un'interpretazione e come tale molto permeabile alla cultura, all'educazione e alle differenze individuali; nel design corrisponde all'immagine di sé, alla soddisfazione personale.
Ben lungi dall'essere mutuamente esclusivi, per Norman sono tre dimensioni che si intrecciano inequivocabilmente nel design di ogni oggetto e sono inseparabili da qualsiasi processo cognitivo.
Dopo questa prima parte di presentazione dei concetti-chiave, le aspettative del lettore sono tutte concentrate sulla seconda parte "Il design in pratica", che si preannuncia come la "dimostrazione del teorema".
E invece, il lettore che forse cercava in quest'ultima opera di Norman un originale e innovativo approccio al rapporto tra emozioni e design, non può far altro che testimoniare la veridicità del "repetita juvant". Anche la seconda parte, infatti, altro non è che una nuova descrizione dei tre livelli del design in cui Norman ripropone in dettaglio esempi di prodotti che li soddisfano, cercando di spiegarne i motivi, purtroppo ricorrendo a piene mani a ingenui luoghi comuni: "Notiamo come il processo cognitivo e l'affezione si influenzano a vicenda: alcune emozioni e stati affettivi sono guidati dal raziocinio, mentre spesso è quest'ultimo ad essere influenzato dall'affezione."
"Il sistema emozionale è anche strettamente legato al comportamento, poiché prepara il corpo a rispondere in maniera adeguata ad una determinata situazione. Ecco perché quando siamo in ansia ci sentiamo tesi e tirati."
Siete alla ricerca di esempi di cattivo design, per capire meglio come le emozioni possono essere integrate nel processo di progettazione o anche solo prendere parte alla formulazione di un giudizio da parte dell'utente? Ben pochi ne fornisce il testo, che invece liquida l'argomento con una malcelata irritazione: "Perché così tanti design non centrano l'obiettivo? La ragione principale è che spesso designer e ingegneri sono egocentrici." Un po' forzata, se non decisamente off-topic, la chiusura del libro, con i capitoli sulle macchine emotive e sul futuro dei robot, incentrati sull'importanza della codificazione/decodificazione delle emozioni da parte dei robot e su libere riflessioni che prendono spunto dalle leggi della robotica di Asimov. Più che un testo sistematico e un approccio personale alla ricerca del rapporto tra design ed emozioni, l'ultimo lavoro di Norman sembra una raccolta di liberi pensieri sul tema. Pur piacevole da leggere, è forse un po' troppo pretenzioso nel presentarsi come la dimostrazione di una tesi, che, infatti non può chiudersi in questo caso con un c.v.d. (come volevasi dimostrare).