INTERVISTA CON LOUIS ROSENFELD E PETER MORVILLE
Pubblichiamo la versione integrale dell'intervista che ci hanno rilasciato Lou Rosenfeld e Peter Morville, comparsa sul numero di Novembre di Internet News. Lou e Peter sono considerati i fondatori della disciplina del'Information Architecture, e autori del libro più famoso sull'Information Architecture - Information Architecture for the World Wide Web - pubblicato nel 1997 negli Stati Uniti e oggi alla sua seconda edizione
D.
Dalla nostra esperienza di information architects, in Italia spesso si confonde ancora l'IA con l'interaction design e lo usability engineering. Ad esempio, si confonde la progettazione con lo studio della navigazione e dell'usabilità dell'interfaccia. Potete spiegarci la differenza?
R.
E' necessario ricordarci che queste discipline solo recentemente sono diventate popolari, e il livello generale di conoscenza di questi temi non è ancora molto alto. Se si combina la novità con il fatto che questi aspetti effettivamente si sovrappongono, non ci si deve sorprendere che ci sia così tanta confusione.
Si può utilizzare il sistema di ricerca di un sito per illustrare alcune differenze. L'architettura delle informazioni è interessata a rendere le informazioni reperibili e così gli information architects possono stabilire come funzionano gli algoritmi di ricerca e di presentazione del motore di ricerca, e cercare modi per integrare il sistema di ricerca con altri aspetti dell'architettura del sito, come metadati e meccanismi di browsing. Questo sistema di ricerca può funzionare molto bene ma non essere usabile; d'altro canto alcuni possono essere usabili ma non aiutarti a trovare le informazioni che cerchi. In maniera analoga, l'interfaccia può essere molto efficace, mentre il sistema non fornisce un'accettabile precisione nella ricerca. E viceversa.
D.
Come è cambiato internet, il Web e le applicazioni web dal 1998 (data della prima edizione del vostro libro)? Come sono cambiati gli utenti e i clienti negli ultimi anni? Come questo ha influito sulla progettazione dell'architettura informativa? In quale settore industriale o tipo di prodotto c'è stata secondo voi un'evoluzione più consistente?
R.
Da un lato i problemi sono diventati più seri. Man mano che i nostri siti web e le nostre intranet diventano più grandi e complessi, è sempre più difficile trovare le informazioni. Jakob Nielsen ha stimato che una bassa usabilità delle intranet costa da sola 100 miliardi di dollari all'economia mondiale in termini di mancata produttività.
Gli utenti non sono cambiati molto. Molti di loro hanno connessioni internet più veloci, ma continuano a inserire una o due parole chiave nei motori di ricerca e sperano per il meglio. Non possiamo contare sul fatto che gli utenti diventino più abili.
Venendo ai nostri clienti, abbiamo notato una divario crescente tra chi da tempo è sensibile a questi aspetti e chi si avvicina solo ora. In alcune delle più grandi aziende del mondo, abbiamo lavorato con team interni di user experience che stanno effettivamente spingendo per integrare l'IA, il content management, il knowledge management e l'architettura software per creare soluzioni innovative per il Web e gli ambienti intranet. Aziende high-tech come Microsoft, PeopleSoft e Hewlett-Packard sono leader in questo senso. Dall'altro canto, abbiamo anche lavorato con alcune delle prime 500 aziende americane segnalate da Fortune che stanno vivendo nel medioevo per quanto riguarda l'IA. Nel settore automobilistico le aziende stanno procedendo lentamente. Può essere molto interessante lavorare con le aziende che si avvicinano a questi temi solo ora, qualora abbiano intravisto la luce e siano pronte ad imparare e ad avanzare velocemente.
D.
L'IA può avere un ruolo nei progetti di e-government, e quale potrebbe essere? In Italia il web è spesso considerato come un canale di comunicazione e meno come strumento di accesso alle informazioni e ai servizi e quindi anche come strumento di lavoro. Secondo voi lo sviluppo dei progetti di e-government può cambiare le cose?
R.
LR: Le iniziative di e-government dimostrano davvero il valore informativo del Web, dal momento che questi siti possono raggiungere una larghissima parte della popolazione di uno stato. E se la PA italiana è del tutto simile alla nostra qui negli USA, i cittadini potrebbero preferire il "self-service" piuttosto che scontrarsi con la burocrazia amministrativa. L'information architecture è un requisito essenziale se gli utenti cercano da soli le informazioni senza l'assistenza esterna di una struttura. Così le iniziative di e-government possono creare nuove opportunità per gli information architects.
Io penso però che negli USA sia più facile capire il valore informativo del Web utilizzando le intranet aziendali piuttosto che i siti di e-government. Le opportunità legate all'e-government continueranno sicuramente a crescere, ma alle intranet potrebbe essere legata la richiesta più consistente di information architects ancora per molto tempo.
D.
Nella vita quotidiana anche inconsapevolmente siamo portati a classificare oggetti, persone ed eventi. Spesso questa predisposizione comune spinge a pensare che l'IA possa essere praticata senza specifiche competenze. Inoltre può far pensare che l'IA sia insita nei contenuti stessi e non invece il risultato di una lunga attività di analisi e di progettazione. Secondo voi come è possibile far percepire il valore aggiunto?
R.
L'Information architecture è come il gioco degli scacchi, l'Othello e il Go. Un minuto per imparare. Tutta la vita per fare pratica. La verità è che ogni persona pratica l'information architecture a qualche livello, anche solo per operare nella società attuale. Organizzare e dare dei nomi alle cartelle di posta e ai bookmark può essere già una sfida. Praticare l'IA diventa più difficile quando si devono raggruppare e etichettare informazioni per altre persone. E più il volume e l'eterogeneità delle informazioni aumenta, più progettare l'IA diventa stimolante. Per grandi siti e intranet è necessario un professionista con competenze specifiche di IA. Molte aziende hanno imparato questo a loro spese. Quello di cui si sente il bisogno è che ci siano molte persone con infarinatura di IA e poche persone con una conoscenza approfondita.
D.
Che suggerimenti potete dare per fare conoscere questi temi, sia all'interno delle aziende che verso il pubblico più largo? Come farne percepire il valore?
R.
Il mio lato pessimista dice che gli sforzi per trovare mercato all'information architecture sono destinati a fallire perché è una disciplina troppo nuova e intangibile, e il ritorno di investimento è e probabilmente rimarrà non dimostrabile. Per far comprendere il valore dell'information architecture dobbiamo semplicemente aspettare che gli utenti facciano personalmente l'esperienza del sovraccarico di informazioni e del disagio che ne segue.
Il mio lato ottimista dice invece che che ci sono cose che possiamo fare per diffondere il verbo con successo:
- dobbiamo scegliere le nostre battaglie in maniera saggia: se state cercando di far capire ad un'azienda il valore dell'IA, scegliete un progetto che ha buone possibilità di successo. Può servire come esempio per far percepire il valore dell'information architecture al resto dell'azienda. Questo approccio è sicuramente preferibile al tentativo di definire un'architettura per tutto, in una volta sola. Inoltre, quest'ultimo approccio richiederebbe anni per essere messo in atto.
- dobbiamo essere educatori: la parte più consistente della sfida consiste nel far capire ai nostri referenti che hanno dei problemi con le informazioni. Per fare questo, dobbiamo fornire una terminologia che li aiuti a dare un nome ai loro problemi. L'information architecture fornisce un vocabolario che anche le persone con differenti background possono usare per esprimere i problemi informativi. Questa è già metà del lavoro, e una volta che il compito è stato assolto, è molto più facile istruire le persone sull'information architecture.
D.
Recentemente avete usato il termine "findability" per spiegare di cosa si occupa l'information architecture. Il concetto di "findability" secondo voi può riassumere efficacemente la complessità della disciplina dell'Information Architecture?
R.
No, la "findability" è uno dei tanti obiettivi. Quando si progetta la user experience abbiamo bisogno di considerare aspetti di branding, merchandising, intrattenimento e usabilità. Tuttavia nel caso di siti molto complessi e delle intranet la "findability" è spesso il problema centrale: ci sono così tanti contenuti che gli utenti non sono in grado di trovare ciò di cui hanno bisogno. Tutto questo ci ricorda un po' il vecchio adagio dei pescatori: "Acqua, acqua dappertutto, e non una goccia da bere".
D.
Quali motivi vi hanno spinto a pubblicare una seconda edizione ampliata del vostro libro?
R.
Si potrebbe rispondere molto semplicemente che è stata la pressione da parte degli editori. A dire la verità da quando abbiamo scritto la prima edizione nel 1997 molto è cambiato nel nostro settore. Mentre allora non c'erano dei veri e propri information architect, oggi migliaia di persone esercitano questa professione. E naturalmente, Peter ed io abbiamo molta più esperienza su cui basarci ora. I metodi e le tecniche che abbiamo discusso nella prima edizione derivavano principalmente dagli studi bibliotecari che sono il nostro background accademico. Da allora noi abbiamo avuto modo di approfondire altre discipline, dall'etnografia alla comunicazione tecnica alla psicologia organizzativa. Così avevamo bisogno di riscrivere i capitoli del libro riferiti alla metodologia.
Forse la ragione più importante è il fatto che la prima edizione ha trattato ampiamente il modo in cui combinare utenti e contenuti di cui questi hanno bisogno, senza considerare il contesto che rende possibile quest'attività di progettazione. Il contesto di business è forse più importante degli utenti o del contenuto stesso: un progetto di information architecture fallirà indubitabilmente se gli obiettivi di business, i modelli e i vincoli posti dalle risorse disponibili non sono presi in considerazione. E così nella nuova edizione abbiamo aggiunto significativo nuovo materiale che spiega come progettare e implementare un'information architecture nell'ambito di un contesto di business impegnativo.
D.
Quali consigli dareste alla comunità degli information architects italiani? Quali errori che sono stati già fatti negli Stati Uniti si possono evitare?
R.
Non lasciate che i manager si lascino affascinare dalle vuote promesse dei venditori di software e tecnologie, che promettono di risolvere quasi magicamente i vostri problemi. Le aziende americane hanno speso moltissimo in tecnologia nella seconda metà degli anni novanta e la nostra intera economia sta ora soffrendo della conseguente "indigestione" di tecnologia. Argomentate in modo persuasivo l'importanza di pianificare e progettare prima di selezionare un particolare motore di ricerca o sistema di content management.
D.
Per la prossima edizione, quali aspetti dell'IA vi piacerebbe sviluppare? E quali sperate che siano stati già risolti (ad esempio il caos nei percorsi formativi per gli Information Architect)? Pensate che la comunità degli information architect concorderà degli standard per la realizzazione di diagrammi, wireframe, ecc.?
R.
Innanzitutto è molto difficile fin da ora anche solo prendere in considerazione una terza edizione, perché scrivere la seconda è stato sufficientemente faticoso! Chiedetecelo fra un anno, magari avremo dimenticato la fatica e saremo pronti ad una nuova sfida.
In ogni caso se dovessimo scrivere una terza edizione mi piacerebbe considerare l'information architecture sia in modo più allargato che più nello specifico. In modo più ampio poiché per ora ci siamo concentrati sul Web: che dire dell'information architecture di altri tipi di informazioni e delle intere organizzazioni? Alcuni hanno definito questo concetto come Information Ecology e ritengo entusiasmante prendere in considerazione la progettazione di processi e di strutture organizzative che permettono alle persone di condividere le informazioni in modo più efficace sia attraverso il Web che attraverso altri media. In questo ambito discipline quali l'etnografia e il Knowledge Management giocano un ruolo importante.
Più nello specifico sarebbe molto interessante studiare i modi in cui modellare piccoli pezzi di informazione, così come XML e le tecnologie correlate ci promettono che saremo in grado di fare. Questa sorta di "microarchitetture" potrebbero portare enormi benefici ma sono abbastanza difficili da sviluppare e le esperienze in questo campo sono ancora poche.
Per quanto riguarda l'ultima parte della domanda, non mi sembra di veder emergere degli standard nel campo dell'Information Architecture, sia che si tratti di disegnare un albero di navigazione sia che si tratti di stabilire dei percorsi formativi per questa professione. Il settore è in fermento e dubito che sia possibile avere degli standard in una situazione così instabile.
D.
In qualità di esperti e consulenti nell'ambito dell'Information Architecture quali sono i vostri piani per il futuro?
R.
Al momento siano entrambi concentrati in attività di consulenza, editoriali e di formazione; inoltre diamo supporto alla realizzazione della comunità internazionale di information architects. Siamo molto interessati a seguire nuovi percorsi e a esplorare il modo in cui l'analisi sociologica della rete, complessi sistemi adattivi, ambient comupting ed altri settori possono migliorare la progettazione di spazi informativi comuni.
Louis Rosenfeld e Peter Morville sono consulenti di IA e il loro contributo a partire dai primi anni Novanta è stato fondamentale per fondare la disciplina dell'information architecture.
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